Adriano D'Aloia
Adriano D’Aloia è Professore Associato di Cinema, fotografia e televisione all’Università di Bergamo, dove insegna Cultura Visuale. Si interessa di linguaggi audiovisivi, teorie del cinema, esperienza fotografica e tecnologie immersive da un punto di vista interdisciplinare. Tra le sue pubblicazioni, La vertigine e il volo. L’esperienza filmica fra estetica e neuroscienze cognitive (Ente dello Spettacolo 2013), Snapshot Culture. The Photographic Experience in the post-Medium Age (con Francesco Parisi, Comunicazioni sociali 1/2016), Teorie del cinema. Il dibattito contemporaneo (con Ruggero Eugeni, Raffaello Cortina 2017) e Neurofilmology of the Moving Image (Amsterdam University Press 2021)
Repetita nocent.
Ripetizione e differenza nella fotografia quotidiana
Sessione III - 30 maggio 16.45
La digitalizzazione dei linguaggi, la miniaturizzazione ottica, la diffusione degli smartphone e l’avvento dei social network hanno radicalmente trasformato la fotografia rendendola una pratica universale, pervasiva, quotidiana, compulsiva. La ripetizione è un tratto caratteristico del gesto fotografico, una prassi che tende alla generazione di varianti, scatti multipli, pose alternative, iterazioni, in una permanente sperimentazione e ricerca dell’esattezza espressiva da un lato e del volume visivo dall’altro. La ripetizione interessa 1) il momento di produzione dell’immagine, anche attraverso funzioni incorporate nell’apparecchio (es. Live photo); 2) il momento della sua post-produzione, per esempio tramite le correzioni e il filtraggio, che di fatto non producono duplicati ma nuovi originali; 3) il momento della sua condivisione sociale, sia attraverso lo scambio diretto (per esempio nelle chat di Whatsapp o Telegram), sia sui social network, generalmente attraverso schemi compositivi modulari (es. il layout di Instagram) che organizzano sinotticamente le infinite declinazioni del medesimo desiderio; 4) il momento della loro conservazione attraverso la duplicazione (back-up), in locale o in remoto (cloud), peraltro mettendo in funzione un’infrastruttura fisica (server, data center, reti di cavi, ecc.) con un’impronta ambientale rilevante.
La ripetizione fotografica è dunque un comportamento serializzato connaturato alla ripetitività del quotidiano, con effetti di ridondanza imputabili sia all’infrastruttura materiale che supporta la produzione, post-produzione, condivisione e conservazione delle immagini, sia alle pratiche espressive (in alcuni casi automatiche) che innescano la loro proliferazione. Queste ultime, in particolare, rivelano la funzionalità della fotografia a una permanente e ostinata differenziazione dell’identità ponendo in tensione ripetizione e differenza (Deleuze), intesa come pulsione alla distinzione. Attraverso l’analisi di una serie variegata di oggetti visuali, il contributo discute le forme della ripetizione fotografica come tratto caratteristico dell’ecologia mediale contemporanea.