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Anna De Biasio

Anna De Biasio insegna Letteratura Anglo-Americana all’Università degli Studi di Bergamo. I suoi interessi di ricerca hanno riguardato le origini degli studi americanistici in Italia e gli autori dell'Ottocento americano, i gender studies, Pierre Bourdieu e le arti. Tra i suoi lavori, Romanzi e musei. Nathaniel Hawthorne, Henry James e il rapporto con l'arte (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 2006), Transforming Henry James (con Donatella Izzo et alii, Cambridge Scholars 2013), Le implacabili. Violenze al femminile nella letteratura americana tra Otto e Novecento (Donzelli 2016) e l’edizione critica di Sherwood Anderson, L’uomo diventato donna e altri racconti (Marsilio 2020).

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Sessione VII - 1 giugno 10.00

Varietà generazionali.
La formazione del ‘mito letterario’ dell’America

La scoperta letteraria dell’America nella cultura italiana tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta è stata a lungo narrata come l’impresa di una nuova generazione di scrittori e traduttori. Nello studio di Dominque Fernandez che ha suggellato questa interpretazione, Il mito dell’America negli intellettuali italiani (1969), Cesare Pavese, Elio Vittorini e Giaime Pintor sono gli esponenti di una nuova leva intellettuale che si contrappone alla ‘vecchia’ generazione di americanisti come Mario Praz, Carlo Linati e Emilio Cecchi: in contrasto con la visione eurocentrica di questi ultimi, Pavese, Vittorini e Pintor avrebbero avanzato un’immagine mitica della letteratura statunitense sostenuti da una comunanza di tratti biografici, interessi, ambizioni e da un simile investimento ideologico. Gli studi degli ultimi vent’anni hanno dimostrato i limiti di una ricostruzione così selettiva, che ha l’effetto deformante di ricondurre all’opera di pochissimi individui eccezionali una stagione, quella delle traduzioni di letteratura americana, che ha visto in azione un numero molto maggiore di agenti e mediatori, oggi dimenticati. Tra loro spiccano Alessandra Scalero (1893-1944), Ada Prospero (1902- 1968) e Maria Martone (1899-1989), a cui la ricerca d’archivio e la prospettiva microstorica promossa dai translation studies stanno lentamente restituendo un volto e una biografia. Nel paper si tenterà di applicare a queste tre figure la categoria di ‘generazione’, rivedendo da un lato il vecchio concetto della ‘nuova leva’ americanistica, eviden-ziando dall’altro come l’appartenenza di genere segni in modo decisivo, in questo periodo storico, l’esperienza intellettuale della traduzione e della mediazione culturale.

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