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Romana Andò

Romana Andò insegna Audience Research e Editoria Crossmediale e Transmediale presso l’Università la Sapienza di Roma, dove è Presidente del corso di laurea magistrale internazionale in Fashion Studies. Si occupa di audience e fandom studies, girlhood studies, moda ed esperienza di consumo. Fra i suoi lavori, Youtube content creators. Volti, formati ed esperienze produttive nel nuovo ecosistema mediale (con Alberto Marinelli, Egea 2017), Audience for Fashion. Consumare moda nei media e con i media (Egea 2020, 2022) e Television(s). Come cambia l’esperienza televisiva tra tecnologie convergenti e pratiche social (con Alberto Marinelli, Guerini 2018).

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Sessione V - 31 maggio 14.00

Non proprio ‘just like that’.
Il tempo, la ripetizione, la rigenerazione

Nell’ultimo decennio la serialità è il genere che più di tutti ha reso plasticamente il potenziale di engagement delle audience, ha dato visibilità e dignità alle pratiche fandom, ha mostrato come la creatività si possa giocare efficacemente sul piano dell’innovazione e della rigenerazione dei contenuti. Uno dei fenomeni più interessanti dal punto di vista del bilanciamento tra audience engagement, fandom e capacità produttiva e trasformativa del mercato è quello delle espansioni dei contenuti cult, prequel e sequel che oggi sono una delle forme più immediate di transmedialità.

Il caso oggetto di questo contributo è quello, appunto, del sequel di Sex and the City (HBO, 1998-2004), la serie cult sulle avventure sentimentali e sulle esperienze sessuali di quattro amiche newyorkesi alla fine del XX secolo. Dopo ben due film per il cinema, accompagnati da qualche delusione e nasi arricciati, nel dicembre 2021 la protagonista e produttrice Sarah Jessica Parker ci riprova con And Just Like That. Tutto, nella serie e fuori della serie, ci parla del suo rapporto con il tempo. Il tempo di attesa dei fan che si è prolungato dal 2004 ad oggi, mantenendo vivo quel senso di affettività e coinvolgimento costruito nelle sei stagioni originali, che continuano a circolare come camei su YouTube, nelle collezioni di DVD o nei rewatching da piattaforma. Il tempo in cui è ambientata la serie, quello della pandemia, costantemente evocato nella sua normalità e straordinarietà, come vissuto condiviso tra pubblico e protagonisti ammiccanti. Il tempo che passa sui volti e nei capelli delle protagoniste, ma anche sulle trasformazioni di ruolo e sulle crisi di identità. Il tempo come segno delle trasformazioni culturali, del #metoo, del politicamente corretto, che si riverberano talvolta in modo artificioso nella narrazione. Il tempo della morte, rappresentata sulla scena o occultata con espedienti narrativi.

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